“Le sanzioni sono il nuovo FCPA”: le linee di intervento del DOJ

di Marco Colacurci, Ricercatore di  Diritto penale

 

 

 

Nel corso di un recente evento presso la New York Bar Association, la Deputy Attorney General del Department of Justice degli Stati Uniti, Lisa Monaco, è intervenuta in merito alle sanzioni applicate nel corso degli ultimi mesi in reazione all’invasione russa dell’Ucraina, confermando l’impegno dell’ufficio da lei diretto.

 

Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, Monaco ha posto in evidenza come le sanzioni economiche possano svolgere un ruolo analogo a quello svolto sinora dal Foreign Corruption Practices Act.

Come noto, l’ampia applicazione extraterritoriale ha reso tale legge, nel corso degli ultimi decenni, uno strumento particolarmente temibile per le società straniere, specie multinazionali, stimolando altresì processi di imitazione normativa, come accaduto in Francia e nel Regno Unito.

 

Il richiamo al FCPA individua, pertanto, una strategia politico-criminale che si presume sarà indirizzata a perseguire, oltre i destinatari delle sanzioni, anche coloro i quali – imprese ed individui – intratterranno con essi rapporti commerciali e finanziari.

 

Già da alcune settimane, infatti, è stata istituita una speciale task force – la Task Force KleptoCapture – con il compito di individuare e sanzionare gli oligarchi complici del governo russo, compresi coloro che forniscono aiuto o ne occultano le condotte, nell’obiettivo di isolare economicamente la Russia. Il lavoro della task force si pone dunque in stretta sinergia con le misure adottate a livello di Unione Europea e di G7 volte al congelamento dei beni degli individui ritenuti sostenitori di Putin.

 

Al riguardo, nel corso di precedente intervento pubblico, la stessa Monaco aveva dato conto delle prime operazioni di law enforcement realizzate, anche in virtù di una proficua collaborazione con i partner spagnoli e tedeschi. Oltre alla confisca di uno yatch dal valori di circa 90 milioni di dollari ormeggiato nel porto di Palma di Maiorca, si è provveduto a smantellare l’Hydra, considerato il luogo di scambi del darkweb più antico e importante per giro d’affari. Con l’ausilio della Polizia tedesca, sono stati confiscati 25 milioni in bitcoin, e un residente in Russia è stato accusato di vari reati, per aver gestito i server necessari al funzionamento di Hydra.

 

In un tale scenario, le imprese operanti nel mercato globale dovranno prestare la massima cautela nell’aggiornare i propri programmi di compliance per adeguarsi alle aspettative statunitensi.