Il 12 maggio 2025, la Criminal Division del Department of Justice degli Stati Uniti (d’ora in avanti anche DOJ) ha annunciato un nuovo piano strategico in materia di contrasto ai c.d. white collar crimes. Secondo quanto reso noto, tale iniziativa mira a concentrare l’azione repressiva sulle minacce penali di maggiore gravità per il Paese, con l’obiettivo di coniugare efficienza e garanzie procedurali.
Nell’ambito di tale rinnovato indirizzo, il DOJ ha inoltre operato una revisione organica delle proprie linee guida in materia di autodenuncia e cooperazione da parte delle imprese, di sorveglianza aziendale (c.d. corporate monitorship) e di programmi di incentivazione dei whistleblowers.
Presentando ufficialmente l’iniziativa, il Capo della Criminal Division, Matthew R. Galeotti, ha sottolineato come l’approccio adottato negli ultimi anni avesse indotto molte imprese a ritenere che il Dipartimento prediligesse un atteggiamento eccessivamente punitivo e poco incentivante, finendo per scoraggiare la collaborazione volontaria e prolungare le indagini. Secondo Galeotti «le imprese pronte ad assumersi la responsabilità non dovrebbero essere appesantite da un enforcement eccessivamente gravoso», evidenziando come, alla luce delle nuove direttive, «i vantaggi derivanti dall’autodenuncia e dalla cooperazione non siano mai stati così evidenti». Sarà l’attuazione concreta delle riforme annunciate, nei procedimenti che verranno gestiti nei prossimi mesi, a chiarire se esse rappresentino un effettivo incentivo alla collaborazione, o se invece non saranno sufficienti a vincere le denunciate resistenze del mondo dell’impresa.
Il documento sottolinea inoltre che, accanto alla lotta contro i cartelli, le organizzazioni criminali transnazionali, i trafficanti di esseri umani e di sostanze stupefacenti, la criminalità economica rappresenta una minaccia strutturale agli interessi economici e alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Le frodi nei mercati e nei programmi pubblici impoveriscono i cittadini e compromettono il bilancio pubblico, mentre le reti finanziarie illecite favoriscono l’elusione delle sanzioni da parte di Stati ostili e gruppi terroristici, minando la stabilità internazionale.
Al tempo stesso, viene riconosciuto il rischio che una repressione penale troppo aggressiva e non selettiva possa scoraggiare l’attività economica legittima, ostacolando l’innovazione e la competitività delle imprese americane. Pertanto, il documento promuove un approccio equilibrato che combini una repressione efficace e la proporzionalità dell’intervento penale.
In definitiva, l’obiettivo del nuovo Enforcement Plan è quello di delineare le priorità e gli indirizzi strategici che guideranno l’attività di repressione dei reati commessi nell’ambito societario e dei c.d. white-collar crimes nell’operato della nuova Amministrazione.
Nell’attività di indagine e di esercizio dell’azione penale, i Prosecutors della Criminal Division dovranno ispirarsi a tre principi cardine:
(1) concentrazione delle risorse investigative;
(2) equità del procedimento;
(3) efficienza operativa.
Il documento sviluppa tali direttrici fondamentali e, al contempo, introduce importanti modifiche a diverse policies interne della Criminal Division, nei termini che meglio si preciseranno nei paragrafi seguenti.
1.Alcune riflessioni preliminari: l’impatto sistemico del memorandum
Prima di analizzare nel dettaglio il contenuto del documento in esame, si ritengono necessarie alcune considerazioni preliminari di carattere generale.
Il nuovo piano strategico annunciato dal DOJ rappresenta una svolta significativa nel contrasto ai c.d. white collar crimes. Pur riaffermando l’impegno contro le forme più gravi e strategicamente rilevanti di questa categoria – come la corruzione che compromette la sicurezza nazionale, il riciclaggio di denaro a livello internazionale o le frodi sanitarie sistemiche — il documento introduce un ‘cambio di rotta’ nell’approccio e nelle priorità. L’obiettivo dichiarato è quello di rendere l’azione penale più mirata, nonché più equa ed efficiente, attraverso una maggiore selettività, un ridimensionamento del ricorso alla sorveglianza aziendale esterna (c.d. corporate monitorship) e incentivi concreti per le aziende che collaborano con le autorità.
Tuttavia, al di là degli intenti riformatori, non mancano elementi critici. Questo approccio, incentrato sulla cooperazione volontaria e sulla ‘razionalizzazione’ dell’enforcement, rischia infatti di produrre un effetto paradossale: un progressivo disimpegno nei confronti della criminalità d’impresa, almeno laddove non vi siano implicazioni dirette per l’economia o la sicurezza degli Stati Uniti. In altri termini, si assiste a una sorta di ‘selettività strategica’, che privilegia gli interessi nazionali a scapito di un enforcement uniforme e generalizzato, sollevando interrogativi sull’effettiva tenuta del principio di responsabilità penale d’impresa.
È dunque lecito chiedersi se questa nuova strategia, pur animata da una volontà modernizzatrice, possa indebolire l’intento – accompagnato dall’architettura – deterrente che ha finora sostenuto il contrasto al corporate crime. Le prime valutazioni dipenderanno dalla sua attuazione concreta: solo così si potrà comprendere se esso resterà uno strumento efficace anche nei confronti delle imprese statunitensi, oppure se si tradurrà in una regolazione più indulgente, capace di minare l’equilibrio tra prevenzione, repressione e ‘giustizia economica’. In questo senso, il memorandum rappresenta una svolta potenzialmente storica, che segnerà gli anni a venire tanto sul piano dell’enforcement quanto su quello della fiducia pubblica nella giustizia penale economica.
2.Le priorità investigative
In primo luogo il documento in analisi si preoccupa di precisare come la Criminal Division debba concentrare le proprie risorse investigative sui fenomeni criminali più gravi e attuali, conformemente alle priorità politiche e di enforcement espresse dalla nuova Amministrazione.
In tale prospettiva, viene attribuita preminente importanza all’attività di indagine e repressione dei reati societari commessi in quei settori che appaiono maggiormente idonei a mettere a repentaglio gli interessi fondamentali dei cittadini e delle imprese statunitensi, nonché a promuovere gli interessi strategici degli Stati Uniti.
In generale, dunque, la Criminal Division individua una serie di aree prioritarie, ritenute particolarmente pericolose per la sicurezza economica, finanziaria e nazionale degli Stati Uniti. Anzitutto, l’attenzione si concentra sugli illeciti che colpiscono direttamente le risorse pubbliche, come le frodi nei programmi governativi e sanitari, che minano l’efficienza dell’amministrazione e danneggiano i cittadini più vulnerabili.
A ciò si aggiungono i fenomeni di frode finanziaria e di mercato, che colpiscono investitori e consumatori, compromettendo la fiducia nel sistema economico. Particolare attenzione è rivolta all’abuso di strumenti innovativi come gli asset digitali, spesso impiegati per realizzare sofisticati schemi di truffa e riciclaggio.
La Divisione intende inoltre rafforzare l’azione repressiva nei confronti delle condotte che alterano la concorrenza nel commercio globale, come l’evasione dei dazi e le frodi doganali, nonché delle attività illecite che sfruttano il sistema finanziario statunitense per eludere sanzioni o finanziare organizzazioni terroristiche e criminali.
In questo quadro, il contrasto ai white collar crimes non rappresenta soltanto una questione di legalità economica, ma assume un valore strategico per la tutela della sicurezza nazionale e della sovranità economica del Paese.
Procedendo ad un’analisi più approfondita, le ‘aree prioritarie’ individuate possono essere così schematizzate:
- Frodi e abusi di fondi pubblici destinati alla sanità, agli appalti, o ad altri settori strategici: questa tipologia di illeciti rappresenta una forma di aggressione diretta a minare il buon funzionamento dell’apparato statale, e priva i cittadini, in particolare i più vulnerabili, delle tutele previste, sottraendo risorse fondamentali alla collettività.
- Frodi commerciali e doganali, comprese anche le condotte elusive dei dazi;
- Manipolazioni del mercato tramite VIEs (Variable Interest Entities), spesso riferite a società cinesi quotate negli USA;
- Frodi contro consumatori e investitori, comprese frodi sugli anziani;
- Minacce alla sicurezza nazionale, in particolare legate all’abuso del sistema finanziario da parte di soggetti che violano sanzioni o finanziano gruppi terroristici;
- Riciclaggio complesso, ad esempio tramite le Chinese Money Laundering Organizations;
- Violazioni in materia di stupefacenti e prodotti farmaceutici, tra cui il commercio di sostanze chimiche per pillole contraffatte contaminate da fentanyl;
- Corruzione e connessa attività di riciclaggio che incida sugli interessi nazionali compromettendo la sicurezza nazionale; conformemente a quanto stabilito dal memorandum del 9 giugno 2025 recante le “Guidelines for Investigations and Enforcement of the Foreign Corrupt Practices Act” – per la cui analisi si rinvia ad un recente contributo – le azioni di contrasto dell’autorità giudiziaria e di enforcement saranno indirizzate esclusivamente verso le condotte corruttive che nuocciano agli interessi americani;
- Crimini connessi agli asset digitali, soprattutto quando finalizzati al riciclaggio, all’evasione di sanzioni o al finanziamento del terrorismo.
Nell’ambito di tali ‘aree sensibili’, viene inoltre prescritto ai prosecutors – nel rispetto dei limiti normativi – di dare priorità alle attività volte all’individuazione e alla confisca dei beni provento o strumentali alla commissione dei reati, disponendo – sempre laddove sia consentito dalla legge – l’utilizzo delle risorse oggetto di confisca per l’eventuale risarcimento delle vittime. Nella conduzione delle indagini, particolare attenzione dovrà poi essere rivolta ai fenomeni illeciti che coinvolgano soggetti apicali delle strutture organizzative e che comportino danni economici dimostrabili o risultino aggravati da condotte ostruzionistiche nei confronti dell’attività di giustizia.
3.Equità: principi di ‘giustizia penale’ nei confronti di individui e imprese
Il documento riafferma l’obiettivo di perseguire in via prioritaria gli individui (persone fisiche, e in particolare dirigenti, funzionari, impiegati) autori delle condotte penalmente rilevanti, evitando un’eccessiva concentrazione su mere responsabilità oggettive delle aziende.
Infatti, si ritiene che non tutte le condotte illecite aziendali giustifichino un procedimento penale, dovendo considerarsi spesso preferibili strumenti alternativi di natura civile o amministrativa per affrontare episodi di minor gravità. Nella valutazione circa l’opportunità di procedere penalmente nei confronti dell’impresa, i prosecutors sono tenuti a considerare ulteriori fattori, tra cui: l’eventuale autodenuncia alla pubblica autorità, la disponibilità dell’ente a collaborare, e le misure adottate per rimediare all’illecito.
In questa prospettiva, è stato aggiornato il Corporate Enforcement and Voluntary Self-Disclosure Policy (CEP), che prevede delle linee guida dettagliate in materia di autodenuncia, cooperazione con le autorità e interventi di remediation aziendale. L’attuazione di tali direttive ha consentito di rafforzare l’esercizio dell’azione penale nei confronti delle persone fisiche responsabili dei reati, valorizzando nel contempo le condotte collaborative da parte delle imprese virtuose per offrire:
- maggiore trasparenza sui criteri di archiviazione,
- benefici concreti (come riduzioni di pena) per chi coopera e ripara,
- indicazioni sulla durata massima degli accordi di risoluzione, che non dovrebbero superare i tre anni, salvo eccezioni.
Viene infine annunciata una revisione retrospettiva degli accordi esistenti, per valutare la possibilità di una cessazione anticipata.
In linea generale, il concetto che il nuovo piano intende trasmettere è la cruciale importanza, per la salvaguardia del tessuto economico nazionale, di promuovere prassi che valorizzino comportamenti conformi alla legge e condotte imprenditoriali improntate alla responsabilità. Le imprese che stipulano accordi con la Criminal Division si impegnano, tra le altre cose, a implementare programmi interni di compliance, a collaborare con le autorità e a segnalare nuove condotte illecite. Questi impegni rappresentano strumenti fondamentali per rieducare e responsabilizzare imprese colpevoli di gravi condotte. Ove si renda necessaria una risoluzione penale, i pubblici ministeri dovranno selezionare la modalità più adeguata – tra accordi di non perseguibilità (NPA), accordi di sospensione del procedimento (DPA) o patteggiamenti (guilty pleas) – mediante un’attenta valutazione caso per caso, fondata su un’analisi individualizzata dei fatti e del relativo quadro probatorio.
A garanzia di trasparenza e coerenza applicativa, è stato disposto un aggiornamento del CEP a cura della Fraud Section e della Money Laundering and Asset Recovery Section, volto a chiarire che le imprese che collaborano in modo tempestivo e completo possono beneficiare di ulteriori vantaggi premiali, tra cui la riduzione della durata delle misure concordate. Un sistema penale equo impone, infatti, la massima chiarezza da parte del Dipartimento, affinché tutti gli attori – dirigenti, consulenti e organi di controllo interni – possano operare scelte consapevoli in presenza di comportamenti a rischio.
In tale direzione, è stata altresì disposta una revisione della durata degli accordi vigenti sottoscritti con le imprese, al fine di valutarne un’eventuale cessazione anticipata. I criteri da considerare includono, tra gli altri, la durata residua del periodo post-risolutivo, la significativa riduzione del ‘rischio aziendale’, il grado di implementazione del programma di compliance, nonché la tempestività dell’autodenuncia. Tale processo di riesame è attualmente vigente e ha già condotto, in numerosi casi, alla chiusura anticipata di obblighi precedentemente imposti.
4.Efficienza: indagini rapide e monitoraggi mirati
La terza direttrice d’intervento riguarda l’efficienza delle indagini penali. Il DOJ riconosce l’impatto economico e reputazionale delle inchieste aziendali, e propone nuove misure per ridurre i tempi e i costi delle investigazioni. Infatti, le indagini federali concernenti illeciti d’impresa possono comportare oneri economici rilevanti e ricadute operative significative per le imprese coinvolte, nonché per investitori, dipendenti e altri stakeholders che, in molti casi, risultano estranei alle condotte illecite. Tali indagini possono interferire con l’ordinaria attività aziendale e generare danni reputazionali non sempre giustificati dal merito dell’accertamento.
Al fine di ottimizzare l’efficienza dei procedimenti di accertamento nei confronti delle persone giuridiche, il nuovo Enforcement Plan dispone l’attuazione delle seguenti misure operative nelle indagini condotte dalla Criminal Division:
Tra le principali novità:
- Tempestività delle decisioni: i prosecutors sono invitati a procedere con rapidità e a concludere le indagini senza dilazioni temporali eccessive;
- Monitoraggi selettivi: l’imposizione di un monitor indipendente per la supervisione della compliance aziendale deve rappresentare una misura eccezionale, da applicarsi unicamente nei casi in cui l’impresa non sia ragionevolmente in grado di implementare autonomamente un programma efficace di prevenzione del c.d. ‘rischio reato’ o di evitare la reiterazione delle condotte criminali. In tali casi, l’intervento del monitor deve essere limitato e proporzionato, al fine di raggiungere gli obiettivi richiesti senza imporre oneri eccessivi o interferenze indebite nella gestione aziendale. Per tali ragioni, negli USA è attualmente in corso una revisione di tutti i monitor esistenti, per valutare se il controllo esterno sia ancora giustificato.
Inoltre, sempre per le suddette ragioni, è stato adottato un nuovo memorandum in materia di nomina dei monitor, il quale:
- chiarisce i criteri che i prosecutors devono applicare per valutare l’opportunità di imporre un monitor indipendente;
- impone che, qualora la misura sia ritenuta necessaria, l’incarico del monitor sia circoscritto agli ambiti strettamente funzionali alla prevenzione del rischio di recidiva e alla verifica del programma di conformità aziendale, con particolare attenzione al contenimento dei costi e dell’impatto sull’impresa.
5.Considerazioni conclusive. Le ripercussioni sul diritto penale delle società
Il memorandum analizzato rappresenta un importante aggiornamento dell’approccio del DOJ alla criminalità economica, con diverse implicazioni strettamente penalistiche.
Le principali ‘novità’ possono essere così descritte:
- Centralità della responsabilità individuale: si rafforza il principio secondo cui le indagini nell’ambito dei c.d. white collar crimes (nelle realtà societarie) non possono prescindere dall’accertamento del comportamento individuale del soggetto agente, anche all’interno dell’impresa.
- Premialità della cooperazione aziendale: le imprese che si auto-denunciano e collaborano attivamente con l’autorità giudiziaria potranno ottenere benefici concreti, anche sul piano sanzionatorio e procedimentale.
- Durata contenuta degli accordi di risoluzione: il limite temporale a tre anni per gli accordi (DPA e NPA) è una novità significativa, che introduce certezza giuridica e incentiva il risanamento tempestivo delle imprese.
- Uso circoscritto dei monitor: l’onere della prova circa la necessità del monitoraggio ricade ora sull’accusa, che dovrà dimostrare l’irrinunciabilità dello strumento, evitando automatismi.
- Accelerazione delle indagini: l’efficienza investigativa viene elevata a principio direttivo, al fine di evitare effetti dannosi prolungati sull’operatività e sulla reputazione delle aziende.
- Individuazione chiara delle aree prioritarie: l’elenco dettagliato delle condotte ritenute prioritarie offre maggiore prevedibilità e orientamento alle imprese, rafforzando i meccanismi di prevenzione.