Il volume “L’interferenza criminale nell’economia. Modelli di prevenzione”, curato da Teresa Alesci, Marco Colacurci e Federica Lombardi, offre una panoramica ragionata sulla disciplina normativa e sull’applicazione concreta delle principali misure rivolte agli enti per prevenire l’infiltrazione della criminalità nel tessuto dell’economia legale, al crocevia tra intervento amministrativistico, penalistico e di prevenzione. Il volume tenta dunque di dare conto delle costanti riforme e delle crescenti sfide interpretative imposte dalla prassi secondo una prospettiva interdisciplinare, chiamando al confronto giudici penali e amministrativi, studiosi del diritto penale, del diritto processuale penale e del diritto amministrativo, ed economisti.
D’altronde, questo ambito della crime prevention è affollato da sempre più istituti, che a loro volta tendono progressivamente a guadagnare terreno sull’onda del favor legislativo, affastellandosi talvolta senza una complessiva coerenza e dando adito a dubbi circa i loro effetti sulla performance economica delle imprese cui sono applicati. Ne è una dimostrazione il contenuto dell’opera: all’estesa analisi degli strumenti del controllo giudiziario delle aziende (art. 34 bis cod. antimafia), della c.d. prevenzione collaborativa (art. 94 bis cod. antimafia), dell’informazione interdittiva antimafia (art. 84 cod. antimafia) e della compliance penale, il volume affianca l’esame del sistema di prevenzione della corruzione, della legislazione sul whistleblowing e delle misure straordinarie di gestione, sostegno e monitoraggio delle imprese (art. 32 d.l. 90/2014) con i saggi rispettivamente di Enrico Carloni, Marta Maurino e Lina De Fusco.
Dinnanzi a questo scenario frastagliato, l’interprete è allora chiamato anzitutto a risolvere delicati problemi di coordinamento tra le misure che costellano la “galassia preventiva”.
Sotto questo profilo, notevole attenzione è dedicata allo scivoloso crinale tra controllo giudiziario volontario (art. 34 bis, co. 6, cod. antimafia), misure di prevenzione collaborativa e interdittiva antimafia, come evidenziano i contributi di Federica Lombardi, Gianluca Di Vita e Teresa Alesci. Oltre ad illustrarne il dettato normativo, gli Autori esaminano criticamente la giurisprudenza formatasi attorno a tali istituti, in particolare in merito ai loro presupposti e alla rispettiva verifica, al rapporto tra proposizione e successivo accoglimento dell’istanza di controllo giudiziario volontario e sorti del giudizio amministrativo inerente all’interdittiva antimafia e agli effetti del controllo giudiziario “su domanda” e delle misure ex art. 94 bis cod. antimafia sul sindacato del giudice amministrativo relativo all’interdittiva antimafia, quest’ultimo oggetto anche di un autonomo approfondimento sistematico a firma di Mario Paladino. Da uno sguardo più ravvicinato sul versante delle interdittive antimafia, inoltre, emergono ulteriori profili problematici: così, da una prospettiva amministrativistica, lo scritto di Ambrogio De Siano ricostruisce l’elaborazione giurisprudenziale sulla tutela risarcitoria in caso di interdittiva antimafia illegittima, mentre, da un’angolazione penalistica, Giuseppe Amarelli evidenzia i profili di illegittimità costituzionale delle interdittive antimafia c.d. generiche (art. 84, comma 4, lett. d) ed e) cod. antimafia).
A ben vedere, inoltre, la proliferazione di strumenti preventivi presenta all’interprete anche questioni di concorrenza “sleale” tra istituti giuridici. Nell’ambito di interesse per questo libro, a pagarne le spese pare essere la responsabilità amministrativa da reato degli enti di cui al d.lgs. n. 231/2001. Su tale questione si soffermano i lavori di Federico Mazzacuva, Marco Colacurci e Rossella Sabia, che toccano nell’ordine le condotte riparatorie della persona giuridica, i più recenti trend giurisprudenziali e non che hanno investito la compliance penale e il giudizio di idoneità sui modelli di organizzazione e gestione. Infatti, come sottolineano Marco Colacurci ed Emanuele Birritteri, le autorità inquirenti prediligono sempre di più il ricorso alle misure dell’amministrazione giudiziaria (art. 34 cod. antimafia) e del controllo giudiziario rispetto alla contestazione della responsabilità ex d.lgs. n. 231/2001, principalmente per la loro più rapida, agevole e flessibile applicazione, che a sua volta può portare ad una altrettanto celere “bonifica” con benefici reputazionali per l’ente.
Di particolare interesse è altresì la parte del volume dedicata all’approfondimento dell’istituto del controllo giudiziario volontario, da un lato, alla luce della consolidata prassi della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, illustrata dal suo Presidente, Gabriella Maria Casella, e, dall’altro, nella sua fase esecutiva con le riflessioni e gli spunti operativi di Francesco Balato.
A questa analisi, il volume accompagna i risultati di un’articolata ricerca finalizzata a valutare l’efficacia del controllo giudiziario volontario, che confronta la situazione economico-finanziaria delle imprese destinatarie della misura ex art. 34 bis (co. 6) cod. antimafia a quella delle imprese che, pur attinte da interdittiva antimafia, non si sono avvalse di tale strumento. Lo studio è condotto dagli economisti Maria Rosa Alfano, Claudia Cantabene e Alessandro De Iudicibus, che illustrano quale sia il reale impatto sulla performance aziendale dell’interdittiva antimafia e del controllo giudiziario volontario.
In conclusione, questo libro rappresenta una bussola per orientarsi con consapevolezza tra norme e prassi applicative dei più rilevanti strumenti rivolti agli enti per la prevenzione dell’infiltrazione criminale nell’economia, utile anche in ottica de iure condendo, grazie alle proposte di riforma avanzate dagli Autori sui nodi problematici che interessano questo ambito.